Sadomasochismo
Le persone al di fuori della comunità sm (le persone definite
vaniglia) hanno degli strani preconcetti riguardo al
sadomasochismo. Esse pensano che l'sm non sia altro che l'imposizione
di dolore o peggio, ritengono che i comportamenti sm siano malati
ed autodistruttivi.
Coloro che fanno parte della "scena" sanno che questo
ritratto è fondamentalmente errato. Certamente, certi
preconcetti sarebbero validi se si basassero sui fatti piuttosto
che su fantasticherie spesso riportate dai media sensazionalisti.
Pertiene alla natura umana il tentativo di simplificare il
complesso ed incapsulare l'infinito attraverso l'applicazione di
definizioni arbitrarie. Le definizioni non solo spiegano il
significato, ma lo limitano. Ed è certamente questo che si è
tentato di fare anche con l'sm. Cerchiamo quindi di dare un'occhiata
alla realtà dell'sm inteso come pratica e come comunità.
Sigmund Freud, il fondatore della psicoanalisi, usò la
terminologia di Krafft-Ebing ma intese che i due fenomeni fossero
correlati molto più strettamente: "Colui che prova piacere
causando dolore agli altri ha anche la capacità di provare il
dolore entro relazioni sessuali come se si trattasse di piacere.
Un sadista è simultaneamente anche un masochista, anche se la
parte attiva o passiva della perversione può essere più o meno
sviluppata dell'altra". Per Freud, il sadismo è da
considerarsi primario, corrispondente alla "componente
aggressiva dell'istinto sessuale che sia diventato indipendente
ed esagerato" ed il masochismo che è "altresì
spostato rispetto al normale obiettivo sessuale", deve
derivare dal sadismo "attraverso una trasformazione".
Ambedue i padri fondatori della psicologia trattarono il sadismo
ed il masochismo come predisposizioni individuali verso l'infliggere
od il ricevere crudeltà o sottomissione per ottenere godimento
sessuale, senza considerare come queste predisposizioni
potrebbero essere attuate in pratica. In questo senso i termini
sono passati all'uso comune, essi vengono riferiti alle persone
che potrebbero soddisfare i propri desideri in qualsiasi
possibile modo: la guardia sadista del campo di concentramento
che infligge vili tormenti su riluttanti vittime oppurre la
casalinga masochista che segretamente gode della sua relazione
con un marito violento.
Haverlock Ellis fu tra coloro che per primi presero in esame il
sadismo ed il masochismo come un'attività mutuevolmente
piacevole. Comunque, egli restrinse i due concetti al godimento
di sensazioni dolorose a cui preferì il termine di algolagnia.
"Il masochista desidera sperimentare dolore ma generalmente
desidera che gli sia inflitto in una relazione amorosa; il
sadista desidera infliggere dolore, ma in alcuni casi, se non
nella maggioranza dei casi, egli desidera che questa attività
venga recepita come un atto d'amore". "Il sadista non
desidera escludere in maniera assoluta il godimento della vittima,
e può arrivare al punto di considerae il piacere della vittima
come essenziale alla propria soddisfazione". Ellis insistè
vigorosamente riguardo alla interconnessione tra le due "manifestazioni":
"Sadismo e masochismo possono essere considerati stati
emotivi complementari; essi non possono essere considerati come
stati opposti".
Ellis indicò la direzione verso un approccio più sociologico
dello studio del Sadomasochismo in termini di
attività sessuale interattiva. Questa fu la prospettiva
sviluppata dall'antropologo Paul Gebhard, il quale localizzò le
sue origini tanto nella prevalenza di relazioni di dominanza e
sottomissione nell'ambito della società quanto nelle tendenze
personali all'aggressività. Egli sottolineò che ciò sembrava
essere specifico nell'ambito di "civilizzazioni ben
sviluppate" che erano "complesse e che si basavano
pesantemente sul simbolismo". Secondo il punto di vista di
Gebhard, le due "anomalie" sessuali si sono fuse in un
termine unico, il sadomasochismo. I successori di Gebhard,
ricercatori come Thomas Weinberg si sono avvicinati all'sm
attraverso lo studio di interazioni sm e della sociologia nell'ambito
di subculture sm come la scena leather, dedita al simbolismo
degli indumenti in pelle.
Tutti questi punti di vista classici dell'sm contengono degli
elementi validi ma sono spesso limitativi e parziali. La polemica
di de Sade ha poca rilevanza per una comprensione moderna dell'sm,
e Sacher-Masoch parla solo di un particolare genere di relazione
estremamente dominante-sottomessa che, lontano dall'essere
inesplorata, non prende in considerazione tutti. Krafft-Ebing e
Freud considerano l'sm come una deviazione problematica del 'normale'
desiderio sessuale nell'ottica dei limitati termini della
psicopatologia individuale; inoltre, i loro punti di vista si
colorano di presupposti convenzionali riguardanti l'aggressività
maschile e la sottomissione femminile che non convincono affatto
in un mondo dove la maggioranza dei maschi che praticano sm
ricoprono un ruolo, almeno inizialmente, masochista. Il punto di
vista comune ammassa in modo non soddisfacente i sadomasochisti
sessuali che soddisfano i loro desideri attraverso l'interazione
consensuale con pericolosi psicopati a cui non interessa la
consensualità o meno delle loro vittime. Ellis si focalizza sul
dolore, ignorando gli elementi di dominazione e sottomissione che
sono altrettanto importanti a molti praticanti di sm.
E' potenzialmente promettente il modo in cui Gebhard ricorre ai
fattori sociali quando parla di genesi dell'sm, ma i ricercatori
di sociologia che seguirono, hanno spesso trascurato il difficile
quesito di come la totalità delle interelazioni sociali
producono l'sm e hanno focalizzato la loro ricerca sul
funzionamento delle varie subculture sm o sulle 'scene'.
Qualsiasi approccio basato esclusivamente nell'ambito chiuso
delle comunità sm si confronta con il problema che per l'individuo,
il desiderio di sm molto probabilmente precede qualsiasi suo
convolgimento con la scena - infatti, esso è ciò che spinge le
persone a ricercare una comunità sm in primo luogo - e ci sono
molte persone che vorremmo considerare come praticanti di sm che
continuano a rimanere al di fuori delle comunità sm costituite.
E' forse più ragionevole caratterizzare l'sm, almeno
inizialmente, non in termini di nozioni astratte di psicologia,
sociologia o politica, ma operativamente, come un gruppo di
attività. La maggior parte delle 'scene' (intese come
interazioni sessuali individuali) comprende sei caratteristiche:
una relazione BDSM, di
dominazione-sottomissione, dolore che porti godimento, fantasia e/o
giochi di ruolo, umiliazione o mortificazione consapevole,
qualche forma di coinvolgimento feticista, e la rappresentazioe
di una o più interazioni ritualizzate (bondage, flagellazione, ecc.).
Gli elementi che compongono questo gruppo di attività sono
moltissimi ma possono probabilmente essere raggruppati in tre
aree. L'importanza relativa di queste tre aree varia a seconda
delle scene individuali ed una o più di queste aree potrebbe
mancare totalmente dalla scena senza per questo squalificarla
come vero incontro sm.
La prima area è quella della dominazione e sottomissione che
può essere espressa in varie posture simboliche e attività come
l'inginocchiarsi, lo strisciare o il camminare a quattro zampe,
baciare o leccare i piedi e le calzature, l'indossare collari da
cani, guinzagli ed altri oggetti associati al controllo degli
animali, varie 'umiliazioni' come lo spogliarsi ed esibire se
stessi, l'abuso verbale, l'uso di speciali termini nel discorso
come 'Signore/Signora', 'bimbo/bimba' od anche la semplice
ubbidienza quando vengono date delle istruzioni.
Il bondage, e cioè l'atto di assoggettare qualcuno alla
restrizione fisica, comporta anch'esso una potente carica di
dominazione e sottomissione.
Per molte persone, i comuni atti sessuali comportano queste
distinzioni: i partner che penetrano o che ricevono durante il
rapporto sessuale - particolarmente nel caso del rapporto anale -
può essere visto rispettivamente come dominante e sottomesso.
Per molti, la dominazione e la sottomissione è abbastanza, anche
se è probabile che la maggior parte dell'sm ne abbia almeno
qualche elemento. E' bene tenere a mente che ci sono coloro che
schivano i ruoli fissi o che addirittura si intrattengono
esclusivamente entro la seconda area, quella del dolore.
Il dolore è considerato da molti il nocciolo dell'sm e veramente
ci sono alcuni per cui il maggior piacere dell'sm è l'intensità
della stimolazione fisica che esso può comportare; il che non
vuol dire solo le sensazioni che la maggioranza intende come
dolorose, come forti percosse, ma anche quelle inusuali ed
invasive anche se non necessariamente dolorose come il piercing,
i clisteri, i cateteri o similari. Come ci sono persone a cui
basta il gioco Dom-sub, altri che non amano il dolore di per sè,
si eccitano al pensiero del dolore a venire oppure vanno fieri al
ricordo di ciò che sono stati capaci di sopportare.
Comunque sia, la reazione del corpo al dolore è complessa. Il
confine tra il piacere ed il dolore può spostarsi a seconda del
contesto e recedere notevolmente quando altre stimolazioni
sessuali vengono coinvolte il che rimanda alla popolarità del 'gioco
pesante', notato da Krafft-Ebing, anche tra le coppie 'normali'.
I bravi praticanti di sm imparano a giocare entro questi limiti,
accrescendo il livello di stimolazione sottilmente, preparando il
corpo a riceverne in dosi maggiori. Da una parte questo a che
fare con la chimica del corpo e con la produzione del corpo
stesso di sostanze che controllano il dolore, le endorfine;
queste vengono stimolate dall'esercizio e da attività dolorose e,
oltre a rendere il dolore più facilmente sopportabile, possono
dare un indistinto ma intenso senso di benessere come quello
ottenuto dall'uso di droghe oppiacee, che sono chimicamente
simili. Dall'altra parte, questa stimolazione è psicologica,
avendo a che fare con il piacere di far fronte al dolore
mentalmente, oppure con l'esplorazione di sensazioni intense in
un contesto sicuro per scoprire che cosa si sente e per godere
dell'apparente situazione estrema.
Il terzo e possibilmente più importante fattore è il feticismo.
I feticci originariamente erano oggetti inanimati di cui i
componenti di società tecnologicamente primitve pensavano
possedessero dei poteri soprannaturali. Sia nella psicologia
sessuale classica che nell'uso comune, il feticismo è
identificato con l'ottenimento di eccitazione e gratificazione
sessuale dall'oggetto che, nelle parole di Freud, "possiede
qualche relazione con il normale oggetto sessuale ma che è
completamente inadatto a servire quale normale obiettivo sessuale"
e secondo Freud, l'oggetto è un sostituto per il pene mancante
della madre, una spiegazione che incidentalmente sembra
inadeguata a spiegare il feticismo tra le donne. Il feticismo
può essere per una parte del corpo, così come le spalle o il
piede, ma gli esempi classici di feticci sono materiali quali la
pelle e la gomma o capi di vestiario come gli stivali e la
biancheria intima; la necessità della presenza del feticcio
varia da feticista a feticista, ed in rari casi soppianta
qualsiasi altra forma di desiderio sessuale.
Il feticismo influenza tutta la nostra
vita, non solo la nostra vita sessuale, le ripercussioni sessuali
non sono affatto limitate ai praticanti del Sadomasochismo, ma
possono essere riconoscibili, ad esempio, nella tendenza a
disgregare il corpo in parti separate o a porre l'accento su
parti particolari, tipicamente il seno ed il pene con una
preoccupazione ossessiva per certe loro caratteristiche fisiche o
misure. Per molti praticanti di sm, le preoccupazioni per l'attrezzatura,
i vestiario, l'equipaggiamento, ben definiti stati fisici come il
piercing o essere legati in certi modi, ruoli ed attività
rigorosamente definite sembrano costituire espressioni di sè
particolarmente intense.
Attraverso l'oggettificazione multipla di un incontro sm, si
esercita, limitatamente, un controllo su almeno una piccola e
molto personale parte delle proprie vite. E, cosa curiosa, lo si
fa attraverso l'appropriazione di immagini ed attività
fortemente associate con la limitazione della libertà ed il controllo.