Bondage
Bondage! Parola ai piu' misteriosa e dal suono forse sinistro.
Suono, pronuncia che viene spontaneo fare alla francese invece,
essendo un termine inglese, va pronunciato "bondeig".
Traduzione letterale: schiavitu', ma la radice "bond"
significa legaccio, legatura.
Puo' a questo punto ad alcuni evocare il fantasma della violenza:
vera schiavitu', sequestri, assassini, stupri, ci fanno purtroppo
associare il concetto di persona legata con qualcosa di brutto,
di esecrabile.
Niente di piu' sbagliato e preconcetto.
La filosofia della "Harmony communications", (una casa
editrice americana che nulla ha a che vedere con i nostrani
romanzetti d'amore) cosi' recita:
"... noi non rappresentiamo delle vittime, noi
rappresentiamo amanti che sono entrambi coinvolti in attivita'
intime complesse e bizzarre, ma altamente stimolanti.
I gusti che noi riflettiamo sono consensualmente eccitanti e
piacevoli: il bondage puo' essere il piacere di una stimolazione
sessuale o un gioco preparatorio; la rappresentazione di una
benigna fantasia di salvataggio con reminiscenze leggermente
infantili o semplicemente la dolce e segreta, semplice
condivisione di una intimita' fisica molto speciale fra due
persone che si amano. Qualunque sia di queste motivazioni, noi l'abbiamo
definito nelle nostre pubblicazioni come 'Love Bondage'....".
Il Bondage è in sostanza un gioco, un gioco
erotico e non sopraffazione, che creando un'atmosfera fantastica,
giocando appunto sul fantastico e sull'immaginario, regala
momenti anche lunghi di godimento e rilassamento.
Il termine bondage seppur recente come termine, non è nato oggi
e nemmeno ieri. Si perde nella notte dei tempi, e chissà che i
nostri progenitori, nel buio delle loro caverne, non avessero già
scoperto il piacere di giocare con liane e fibre vegetali...
Nell'immaginario dei bambini c'è sempre un pò di bondage, anche
se ovviamente non conscio di erotismo. Banditi e cowboys, guardie
e ladri, giochi che prevedono la legatura si trovano a iosa.
O addirittura, senza dover inventare una scusa, molti bambini
giocano semplicemente "a legarsi". Dove vogliono
arrivare, vi chiederete? Probabilmente da nessuna parte, essendo
i bambini sgombri dalle frenesie di ottenimento di qualcosa,
giocando per giocare, senza un perchè.
Una volta cresciuti (sigh!) veniamo appunto presi nel vortice del
"raggiungere uno scopo", che ci toglie gran parte del
divertimento di vivere. Il ripercorrere tali giochi, lungi dall'essere
una regressione, e' a mio avviso anche un modo di rilassarsi ed
estraniarsi, almeno per un pò, dal caos e dalla frenesia.
A ciò si aggiunge naturalmente quel tanto di proibito e di
fantastico senza il quale non ci sarebbe godimento. E' forse una
novità che più si proibisce qualcosa ai bambini e piu' quelli
godono a farlo? E' una novità che le fantasie piu' proibite sono
quelle che eccitano di piu' gli adulti, e che servono da sfogo a
pulsioni che se represse portano veramente a comportamenti
asociali?
Ecco allora nell'immaginario di ciascuno comparire proprio quelle
cose che al primo approccio spaventano. Nel gioco allora, nella
fantasia, si e' la vittima del rapimento, costretti a stare
legati e imbavagliati non si sa fino a quando, si e' la vittima
di un feroce inquisitore che ci vuole strappare confessioni
innominabili, e cosi' via....
Nella realta' al contrario si crea tra i due (partiamo da un
gioco di coppia, gli sviluppi di gruppo ne derivano poi) un
rapporto di fiducia, complicita', amicizia, amore, che sono
il presupposto per un reciproco piacere e godimento.
Allora le sensazioni fisiche che in altri contesti potrebbero
essere fastidiose o addirittura dolorose, acquistano una valenza
diversa: sentirsi i polsi, le caviglie, i gomiti, o qualsiasi
altra parte del corpo stretta, avvolta da legacci, e' una
sensazione che detta cosi', a freddo, risulta senz'altro
sgradevole, fatta eccezione per rapporti BDSM o basati sul Sadomasochismo.
Ma provata in determinate condizioni diventa un trampolino per
tuffi nella fantasia. E allora si vola con la mente, non potendo
muovere altro che quella: e ci si costruisce parti di una recita
immaginaria, ci si puo' permettere di adagiarsi nella propria
situazione di dipendenza, nella quale, una volta tanto, si e'
completamente liberi (notate l'assurdo contrasto?) dai vincoli
della vita quotidiana.
La persona in Bondage ha l'alibi per poter
dimenticare le proprie responsabilita', non dovere (perche' non
puo' ovviamente) decidere nulla, e finalmente puo' lasciare che
un altro/a decida per lui/lei. Questo cio' che si prova dalla
parte di chi e' legato.
Non dimentichiamo la curiosita', l'attrazione, il fascino di
vedere qualcuno legato e imbavagliato, sia come immagine statica,
sia col contorno di sonoro (mugolii) e di azione (i movimenti per
cercare, si presume, di slegarsi).
Woody Allen in un suo film dice: "quando si tratta di legare
una donna, si fanno tutti avanti". Alzi la mano chi non ha
mai considerato la cosa con un pizzico di voglia.
Se poi qualche rigurgito vetero-femminista volesse contestare
questa visione della donna ridotta ad oggetto a causa delle
legature, vorrei innanzitutto far notare che e' la prima volta
che accenno ad una differenza di ruoli, proprio perche' sono
convinto che il giooco si possa fare da entrambe le parti;
bisognerebbe poi contestare anche tutta l'arte passata e presente
che predilige il corpo femminile a quello maschile, salvo rare
eccezioni.
Ma per favore, limitiamoci qui a parlare di Bondage.
Del resto, se e' vero che un corpo maschile legato e ridotto all'impotenza
e' sicuramente affascinante per una donna e un po' meno per la
maggioranza degli uomini, un corpo femminile nelle stesse
condizioni e' apprezzato sicuramente dagli uomini, e altrettanto
sicuramente da una gran parte delle donne, che riescono, e questo
e' un loro vantaggio, ad apprezzare certi estetismi sganciandosi
da una mera funzione sessuale.
Senza contare il meccanismo di identificazione che scatta nel
vedere qualcosa in cui si immagina (e spera?) di essere coinvolti.
Infatti i veri cultori del bondage senza implicazioni violente,
se maschi, sono persone sensibili, profonde, attente alle
esigenze della donna, nonostante o forse proprio per quella
passione ad avvolgerla, stringerla, limitarne i movimenti, che la
rende in quel momento estremamente dipendente dall'uomo stesso.
Si parlava prima di fiducia; quale maggior fiducia che darsi all'altro/a
al punto di essere impossibilitati a muovere un muscolo,
consegnarsi ad un'altra persona che ci deve conoscere cosi' bene
da sapere quel che ci puo' piacere o meno senza che noi possiamo
dirgli o indicargli nulla?